Solo grazie!
Mohamed viene dal Mali. Una vita di povertà e sofferenze. Poco più che quindicenne decide di partire: un lungo viaggio nel deserto, la Libia (prigioni e sfruttamento) e poi finalmente l’Italia. Mare Nostrum lo salva dal naufragio ma appena è a terra scattano le manette: i compagni di viaggio lo indicano tra gli scafisti, ma lui davvero non c’entra. In effetti aveva distribuito qualcosa da mangiare e da bere sulla barca, ma se non lo avesse fatto gli scafisti, quelli veri, minacciavano di buttarlo in mezzo alle onde.
Siccome è un ragazzo non va in una prigione vera e propria. L’attesa dell’udienza che dovrà confermare l’arresto è in uno spazio triste e angusto nel palazzo del Tribunale della grande città, ma molte persone si curano di lui: i poliziotti sono gentili e le assistenti sociali si interessano della sua vita, della salute, della famiglia. Da mesi nessuno lo considerava con tanta attenzione. Di solito riceveva ordini, non domande. E poi un poliziotto parla francese e lui può spiegare bene come sono andate le cose.
L’udienza per la conferma dell’arresto si conclude bene: non andrà in prigione, ma in una comunità. Non sarà libero, ma senza dubbio è meglio del carcere. Il posto è bello, in una piccola città assolata ancora più a sud. Mohamed si fa apprezzare e amare: disponibile ai lavoretti domestici, pronto ad imparare parole nuove di italiano, ama il calcio ma anche il silenzio e la solitudine.
A distanza di molti mesi arriva il momento di presentarsi dinanzi al Tribunale: significa ritornare sul passato, sulle cose brutte vissute e da dimenticare. Nonostante il tempo i ricordi sono tutti lì, anche quelli belli. Così finita l’udienza ha una sola richiesta: tornare all’ultimo piano, in quelle stanzette anguste, per dire solo grazie a quel poliziotto che parla il francese e a quelle signore tanto gentili: non le dimenticherà mai.
Purtroppo nessuno di quelli che lui ha conosciuto è in servizio. Ma quel graziesarà riferito dai colleghi, evento più unico che raro. Uscendo mi sembra di leggerlo lì, scolpito tra le pareti e le sbarre di una piccola prigione per ragazzi che ogni tanto si apre lentamente, verso la libertà, come le ali di una farfalla che svolazza libera nella vita.